Cani da tartufo e ricerca dei pregiati tuber: scopriamo qualcosa in più sull’addestramento e su questa disciplina dalle parole di un esperto cinofilo
Cosa può rendere un semplice articolo sulla ricerca del tartufo con i cani ancora più interessante? Il punto di vista di un cinofilo!
È per questo che abbiamo chiesto a Rocco Voto, esperto cinofilo, e al suo team di addestratori di cani e redattori su Dogsportal di approfondire l’argomento.
Andiamo a scoprire insieme, dunque, trucchi e segreti sulle razze di cani da tartufo e sulla ricerca di questi funghi pregiati.
Tartufo e ricerca: ecco cosa sapere
L’aspetto più interessante nel percorso che il tartufo fa dalla terra alla tavola è la
ricerca.
Quest’attività è svolta dal cercatore, che si avvale di cani da tartufo per scovare il prezioso frutto. La ricerca è un’esperienza molto diversa da una passeggiata con il proprio cane, ed il cercatore non è un semplice proprietario. I chilometri da percorrere, infatti, sono tanti, in ambienti rustici, talvolta selvaggi.
Un lavoro duro e difficile per il quale sono necessarie approfondite conoscenze in ambiti completamente diversi e distanti tra loro, quali una buona lettura del cane, capacità di orientamento in ambienti naturali, conoscenza delle specie arboree simbionti e la conoscenza dei terreni votati alla produzione del tartufo.
Il mondo dei tartufi è storicamente pieno di segreti, negli ultimi anni però, sono nate molte realtà cinofile in cui è possibile approcciare ed accrescere le proprie competenze in questa disciplina.
Tutto ciò ha finalmente dato una possibilità di accesso anche alla ricerca del tartufo, così come accade per qualsiasi altra disciplina ed esperienza cinofila.
Preparazione e addestramento del cane da tartufi
L’apprendimento inizia quindi sul campo cinofilo, dove il binomio inizia a capire se questo tipo di attività rispecchia le proprie aspettative, se il cane è portato ed è interessato a questo tipo ricerca. Nel corso delle prime lezioni si prova ad individuare un’attitudine, verso le gare o verso la ricerca in ambiente naturale, ed in base a questa preferenza si formerà al meglio il binomio.
Gare in ring ed uscite in ambiente naturale, infatti, non sono la stessa cosa.
Alle gare può partecipare qualsiasi proprietario, la performance dura una manciata di minuti ed è richiesta una certa precisione nell’esecuzione.
La ricerca in ambiente naturale invece prevede che si sostenga un esame per l’abilitazione alla raccolta, con contestuale rilascio di un tesserino.
Solo i tartufai regolarmente abilitati infatti possono praticare la ricerca e raccolta del tartufo.
Diversamente dalle gare, la ricerca in ambiente naturale può durare anche diverse ore, e non è richiesta particolare precisione nei comportamenti: è sufficiente che proprietario e cane si trovino bene e si capiscano.
Le tecniche per la ricerca del tartufo
Tante tecniche di apprendimento più o meno bizzarre o sofisticate girano intorno a questo
tema; la tradizione prevedeva principalmente far mangiare il tartufo al cane.
Questa pratica ha risultati abbastanza prevedibili: il cane ha una certa bramosia nella ricerca, ma tende a mangiare i tartufi anziché consegnarli al conduttore e questo genera facilmente conflitti nel binomio.
Oggi si preferiscono approcci diversi e molto più efficaci, tutti derivanti dalla cultura cinofila moderna. Ad esempio il tartufo proposto sotto forma di gioco/predazione, cui solitamente segue il riporto.
Questo metodo è adatto a cani molto attivi e offre ottimi risultati nelle gare di riporto.
Oppure un approccio simile ai giochi di detection, che inizia insegnando al cane la segnalazione ed in seguito la ricerca: è un’ottima soluzione per cani ragionatori ed offre belle performance nelle gare in cui è richiesto un comportamento di segnalazione sulla buca del tartufo.
Un ulteriore soluzione tratta il tartufo come un target, cioè un oggetto che il cane deve raggiungere, inizialmente anche a vista poi ad olfatto. Quest’ultima soluzione va a nutrire molto la parte di ricerca olfattiva e dà buoni risultati nella ricerca in ambiente naturale.
Diversamente dall’approccio tradizionale, che funziona bene con cani giovanissimi e golosi, queste tre soluzioni “moderne” hanno ottimi risultati con cani di differenti razze ed età, con differenti preferenze soggettive, per esercizi statici o dinamici ad esempio, o per differenti preferenze in termini di rinforzo, se cibo o gioco.
Con quale razza di cani si va a tartufi?
Dall’esperienza diretta del mondo della ricerca del tartufo è emersa una preferenza schiacciante per il Lagotto Romagnolo; il 53% dei tartufai sceglie questa razza, che è anche l’unica selezionata e riconosciuta per la ricerca del tartufo. Al secondo posto troviamo meticci Bracco-Pointer, scelti per lo più dai professionisti con il 14.7% delle preferenze.
Seguono gli Springer Spaniel, con il 9%, ed al 4° e 5° posto i bracchi Tedeschi ed Italiani, rispettivamente con il 6% ed il 3% delle preferenze.
Nelle posizioni più arretrate della classifica compaiono tante altre razze che ritengo importante citare: Breton, Jack Russel, Pastore Tedesco, Labrador Retriever, Border Collie, Grifo Nero Valnerino (razza non riconosciuta), Spinone, Cocker, Cane Lupo Cecoslovacco, e tanti meticci.
Provando a tirare le somme, le razze tra le quali è possibile trovare un buon cane da tartufi includono molti cani da caccia, il Lagotto ed altri retriever, cani da ferma e cani da tana.
Una seconda opzione è rappresentata dai cani da pastore con preferenza per le razze da conduzione, che sono tipicamente versatili e si adattano bene a qualsiasi disciplina.
Ma non sono rare le sorprese e più spesso di quanto si creda è possibile vedere emergere ed eccellere cani di qualsiasi razza.
Ricerca dei tartufi: l’addestramento dell’umano
Il tartufo non nasce ovunque, anzi, il suo prezzo sovente vertiginoso è legato proprio alla sua rarità.
Un cane da tartufi esperto riesce a rilevare un tartufo alla distanza massima di circa 10-30 metri in condizioni normali, e fino a 150-200 metri in condizioni molto favorevoli.
Questo significa che il conduttore deve essere capace di portare il cane in prossimità delle zone produttive: solo così il cane addestrato potrà essere efficace.
Come scritto in precedenza, una parte delle competenze necessarie vengono apprese studiando per sostenere l’esame per il tesserino di abilitazione alla raccolta.
Ma non si smette mai di imparare, perché gli argomenti di studio sono tanti.
Durante gli studi per ottenere l’ambito tesserino si impara ad esempio che il tartufo ama i suoli calcarei, con tessiture franche, ama l’umidità, ha bisogno di piogge in momenti specifici durante il corso dell’anno, e soprattutto che il tartufo segue un andamento stagionale ed è un fungo simbionte, cioè un fungo che stringe uno stretto legame con alcune specie arboree. Senza queste specie arboree il tartufo non può esistere.
Insomma, per diventare cercatori partendo da zero, bisogna arrivare ad avere competenze di agronomia, di geologia, di botanica, micologia, senza dimenticare un pizzico di cinofilia.
Più saremo bravi a portare il cane in zone produttive e maggiori saranno i tartufi che il nostro cane riuscirà a trovare.
I tipi di tartufi e le stagionalità
Ogni specie di tartufo ha il proprio periodo di maturazione e solo in questo periodo è possibile procedere alla raccolta.
Nel corso dell’anno però diverse specie di tartufo si susseguono ed è quindi possibile praticare la ricerca durante quasi tutto l’anno.
Il Tartufo Bianco d’Alba (Tuber Magnatum Pico) e diversi tartufi neri quali il Tartufo Nero Liscio, Il Tartufo Uncinato, Il Tartufo Nero Mesenterico, maturano in autunno.
Nel periodo invernale è possibile cercare il tartufo nero Brumale ed il Tartufo Nero Pregiato (Tuber Melanosporum).
In primavera matura il tartufo Bianchetto, ed in estate il Tartufo Nero Estivo (Tuber Aestivum).
Le date di apertura e chiusura della raccolta di ogni specie vengono definite da calendari diversi per ogni regione d’Italia.
In Piemonte, per esempio, il mese di maggio e settembre sono gli unici momenti in cui la ricerca è chiusa.
Perché scegliere questa disciplina?
La ricerca olfattiva, è risaputo, fa bene ai cani.
I cani sono nati per usare il naso e lo fanno benissimo.
Il cane trova nella ricerca sicurezza, capacità di concentrazione, ed un qualcosa che ha a che vedere con il senso di auto-stima, ed auto-efficacia. Si sente utile, insomma, e questo è indispensabile per la riuscita dell’impresa!
La ricerca del tartufo rispetto ad altre attività ha, inoltre, il vantaggio di poter essere praticata in solitaria.
A partire dagli allenamenti fino alle gare o alle uscite nel bosco, non è indispensabile essere accompagnati da altri binomi (come invece accade nelle attività di ricerca persone, nelle quali occorre sempre almeno un figurante oltre al binomio al lavoro)
Nella ricerca naturale infine anche il conduttore si sente un po’ cacciatore, e torna a sfruttare quelle abilità che la vita moderna ha da tempo assopito.
La ricerca del tartufo, insomma, contribuisce ad aumentare l’affinità tra cane e padrone e a stimolare le abilità di entrambi in ambito naturale, oltre ad avere come fine ultimo il ritrovamento di un tesoro nascosto dal sapore unico.