Diventare cercatori di tartufi non è una professione che si può improvvisare: servono studio, impegno e tanta passione. Ecco i passi da seguire
Quella per i tartufi è una passione che, con impegno e dedizione, si può trasformare anche in un lavoro. Ma, sia che si voglia essere semplici tartufai per passione sia che si voglia farne un mestiere, il punto è sempre lo stesso: si diventa tartufai solo dopo molto studio, il superamento di un esame e il conseguimento di un patentino che autorizzi alla ricerca dei tartufi.
Ma qual è l’iter da seguire per ottenere tale patentino? Cosa non si deve tralasciare? Oggi vogliamo accompagnarvi alla scoperta di come diventare tartufaio: per chi vuole trasformare una semplice passione per i tartufi in un vero e proprio mestiere, o per chi vuole semplicemente dedicarsi alla ricerca dei tartufi nel tempo libero.
Tartufai, infatti, non si nasce… ma lo si può diventare!
I tartufai improvvisati
Diventare tartufaio significa stare a contatto con la natura e i suoi frutti, ma anche cercare di salvaguardare il territorio circostante. Per tutto questo, non ci si improvvisa tartufai, ma si deve studiare a lungo, per ottenere un tesserino che autorizzi alla ricerca e alla raccolta dei tartufi.
Troppe volte, infatti, si notano i danni provocati dai “tartufai improvvisati”: cercatori inesperti, privi di tesserino e delle conoscenze di biologia, ecologia e micologia necessarie a muoversi nel bosco, che raccolgono i tartufi senza esserne autorizzati, spesso danneggiando l’habitat che circonda il tartufo e compromettendone lo sviluppo e la futura crescita.
Il tartufo, infatti, oltre che delicatissimo, è anche molto sensibile a ciò che accade intorno a sé e risente in particolar modo dei mutamenti ambientali. Un tartufaio improvvisato e sprovvisto dei necessari strumenti, che non conosce le regole base per la ricerca del tartufo e lo raccoglie nel modo sbagliato, rischia di danneggiare anche l’ambiente che circonda questo fungo ipogeo.
È proprio per questo motivo che esistono sanzioni severe per chi “gioca” a fare il cercatore di tartufi. Per diventare un tartufaio professionista, infatti, occorre tanto studio, serietà e il superamento di un esame di idoneità per il conseguimento del patentino: non dimentichiamo, infatti, che per andare a tartufi evitando situazioni rischiose, bisogna anche conoscere bene il territorio.
Come diventare tartufaio: la procedura da seguire
Ma a chi ci si deve rivolgere per diventare un tartufaio? All’Ufficio Territoriale Regionale della propria regione: qui si troveranno tutte le informazioni sui documenti richiesti e i moduli per la presentazione della domanda. Ogni regione ha, infatti, le proprie regole al proposito.
Per la richiesta serve presentare la domanda di rilascio del tesserino per la raccolta dei tartufi, il modulo di iscrizione all’esame di idoneità, l’attestazione del pagamento dei diritti di segreteria, due marche da bollo da 16 € e una fototessera.
Naturalmente questa è la parte più semplice della procedura: per ottenere il patentino per la ricerca e la raccolta dei tartufi bisogna, infatti, studiare a fondo il mondo dei tartufi e sostenere un esame di idoneità. È necessario dunque seguire un corso apposito, studiare le norme relative alla biologia del tartufo e saper riconoscere le diverse specie, oltre a conoscere le leggi del settore e le modalità di ricerca del tartufo. È possibile allenarsi rispondendo a vari quiz per il patentino dei tartufi, molti dei quali si trovano anche online.
I cani da tartufo e gli strumenti necessari al tartufaio
Oltre che dalle sue conoscenze sul mondo dei tartufi e dalle norme sull’andare per boschi, un tartufaio deve essere accompagnato anche da un cane da tartufo. Le razze di cani da tartufo migliori per la ricerca sono, principalmente, il lagotto romagnolo, il bracco, il cocker spaniel inglese e lo spinone italiano.
Per diventare un tartufaio, però, non bisogna possedere per forza una di queste razze di cani da tartufo. Si può diventare tartufaio anche portando con sé un cane di una qualunque altra razza, ma provvisto di un buon fiuto: l’importante è che l’animale in questione sia ben addestrato alla ricerca dei tartufi.
Il modo migliore per addestrare i cani da tartufo è rivolgersi a una scuola specifica o a un addestratore professionista; se invece volete addestrare personalmente il vostro cane, potete iniziare a giocare con lui quando è ancora un cucciolo, lanciandogli uno straccio impregnato dell’odore del tartufo o nascondendolo e poi ricompensandolo per il riporto.
Dallo straccio si passerà poi a un ovetto metallico che racchiuderà il tartufo, per insegnare all’animale a riportarlo senza mangiarlo; e infine, a sotterrare l’ovetto col tartufo, per insegnare al cane a scavare e ad annusare la terra. Naturalmente, l’addestramento richiederà qualche mese, oltre a una grande affinità tra padrone e animale.
Il compito del tartufaio, una volta trovato il tartufo, sarà di aiutare il cane a recuperarlo senza danneggiare il terreno, aiutandosi con il cosiddetto vanghetto del tartufaio, una sorta di zappetta ottima per dissotterrare i tartufi.
Raccogliere tartufi è un lavoro fatto di passione, tradizione, competenza e attenzione. Come dicevamo, non ci si improvvisa tartufai: bisogna studiare sodo, allenarsi con i quiz per il patentino dei tartufi e superare un esame, ma per chi vorrà iniziare questo percorso e vivere delle giornate da tartufaio, le soddisfazioni saranno molte.
Un lavoro a contatto con la natura e le sue emozioni più profonde; una grande affinità tra tartufai e cani da tartufo, da coltivare insieme; la gioia di conoscere a fondo il profumo, il sapore e le regole antiche, spesso millenarie, che tengono insieme il mondo di questo fungo ipogeo; la sicurezza di rispettare le sue tradizioni, nel rispetto dell’ambiente, così da permettere a tutto l’universo del tartufo di continuare; e la felicità che porta la pura e semplice idea di raccogliere un tartufo.
Diventare un tartufaio significa trasformare una passione in realtà: quella che porta a scoprire un tesoro nascosto, come il tartufo, e a far conoscere il suo gusto straordinario.