Uccelli a caccia di tartufi: uno studio dimostra che è possibile

Tabella dei Contenuti

Da uno studio dell’Università della Florida sembra che anche alcune specie di uccelli vadano a caccia e si nutrano di tartufi

 

Il tartufo: gioia e delizia del nostro palato, oltre che ingrediente afrodisiaco. Che dire di una grattugiata di tartufo fresco su un piatto di risotto, su un piatto di verdure o su uno straordinario tiramisù, se non che si tratta di una squisita raffinatezza? In passato, il tartufo veniva addirittura definito un cibo degli dei. Per fortuna, però, al giorno d’oggi gustare un tartufo, non è più un’esperienza destinata a pochi eletti.

Le domande relative a questo fungo ipogeo, però, sono sempre tante e spaziano dai modi per conservare il tartufo alle tecniche per pulirlo, fino agli animali più adatti a trovarlo.

 

Tra gli animali deputati alla ricerca di questo prezioso fungo ipogeo ricordiamo sicuramente i cani e, in passato, i maiali. Un cane bene addestrato alla ricerca, infatti, è in grado di scovare e segnalare a un cercatore il punto esatto in cui scavare per permettere al trifolau di preservare l’ambiente circostante. In passato, la ricerca dei tartufi era stata affidata ai maiali: grazie al loro fiuto, anche questi animali erano in grado di trovare i tartufi, ma tendevano a divorarli, ragion per cui si è preferito iniziare a usare i cani da tartufo, molto più affidabili.

 

Ma ci sono anche altri animali per cui il tartufo è un cibo ghiotto e che contribuiscono a diffonderne le spore, permettendo la crescita di altri esemplari. Vale a dire, solo per fare qualche esempio, le lumache, i topi, gli istrici, i caprioli e i cinghiali… 

 

Finora, però, non si era mai presupposto che anche gli uccelli se ne cibassero. Uno studio dell’Università della Florida, invece, dimostra che anche alcune specie di volatili sono ghiotte del pregiato fungo sotterraneo e contribuiscono a spargerne le spore. 

 

Il tartufo: come nasce e cresce

 

Il tartufo è un fungo sotterraneo (da qui il termine “ipogeo”), che nasce e cresce in simbiosi con un’altra pianta. Che cosa significa? Che il tartufo si lega alle radici della pianta simbionte che preferisce e cresce grazie agli zuccheri che riceve. In cambio, però, cede alla pianta i sali minerali di cui è ricco. Durante lo sviluppo dei tartufi, quindi, tra tartufo e pianta simbionte si instaura uno scambio reciproco di nutrienti. 

 

Ogni specie di tartufo, poi, ha le sue piante simbionti preferite: il Tartufo Nero Pregiato, per esempio, si lega a roverella, leccio, carpino nero e cisto, mentre il Tartufo Bianco Pregiato preferisce, tra le altre, piante come querce, pioppi e salici. 

 

Le spore del tartufo: come si diffondono

 

Il tartufo è quindi un fungo, ma sotterraneo; si differenzia però dai funghi, oltre che per la forma, anche per le sue spore. Le spore, infatti, sono ciò che permette a funghi e tartufi di riprodursi e di dare vita ad altri esemplari.

 

Come abbiamo ricordato, le spore del fungo si differenziano da quelle del tartufo: le prime, infatti, vengono definite esogene. Che cosa significa? Che si propagano anche per effetto del vento e degli agenti atmosferici. Quelle del tartufo, invece, sono definite endogene: questo vuol dire che per propagarsi hanno bisogno che qualche animale se ne nutra, diffondendole.

 

È risaputo che molti mammiferi, come anche caprioli e cinghiali, si nutrono di tartufi. Ma gli uccelli? Finora nessuno aveva mai pensato che anche gli uccelli andassero a caccia di tartufi. Questo studio, invece, ci racconta proprio il contrario.

 

Uccelli a caccia di tartufi: lo studio americano

 

Lo studio, portato avanti dall’Università della Florida e pubblicato su Current Biology, dimostra che anche due specie di uccelli della Patagonia si nutrono dei preziosi tartufi: il Chucao Tapaculos e l’Huet Huet dalla gola nera.

 

Alcuni ricercatori americani e cileni impegnati in un inventario sulle specie di funghi presenti nelle foreste cilene, infatti, si sono accorti che i volatili tendevano a seguirli e a posarsi sulla terra smossa.

 

Dopo aver osservato il comportamento di questi uccelli e averli visti addirittura cibarsi dei tartufi, gli studiosi ne hanno analizzato gli escrementi e scoperto la presenza del DNA del tartufo, rispettivamente, nel 42% e nel 38% dei casi. Attraverso la tecnica della microscopia a fluorescenza, gli scienziati hanno scoperto anche che si trattava di spore vitali del tartufo. 

 

Questo suggerirebbe che gli stessi tartufi si siano evoluti, cambiando colore, proprio per attirare gli uccelli e replicarsi grazie al loro aiuto. Alcune specie di tartufo tipiche della Patagonia, infatti,  sembrerebbero avere colori molto simili a quelli delle bacche di alcuni alberi della zona. Una strategia dei tartufi per espandersi nel territorio? Chissà. Per dimostrarlo, serviranno altri studi a riguardo. 

 

Quello che è certo è che questa notizia conferma una verità che già conoscevamo: i tartufi piacciono proprio a tutti! Certo, a voi non servono animali specializzati nella caccia per gustare un ottimo tartufo: scegliere un tartufo di Trivelli Tartufi si conferma, infatti, un’opzione molto più facile e divertente, che inizia direttamente nel nostro shop online

 

Tabella dei Contenuti

Grazie per l'iscrizione