Da Molière a Pavese, da Fogazzaro a Joanne Harris: il tartufo ha ispirato con i suoi profumi anche la letteratura. Scopriamo insieme in che modo!
Da cibo del demonio, com’era ritenuto nel Medioevo, a prelibatezza presente sulle tavole dei nobili del Settecento: il tartufo, con i suoi profumi e le sue fragranze, ha influenzato anche la letteratura, vagabondando sulle note di scrittori e poeti già dal Trecento e arrivando fino al ventesimo secolo. Ma chi si è occupato di descriverlo? E in che modo se ne parla?
Se quando si parla di tartufo e letteratura, ci riferiamo solitamente ai libri pratici di ricette sul tartufo o ai manuali dedicati all’addestramento dei cani da tartufo, basta fare un passo indietro e addentrarsi più a fondo nella letteratura italiana (e non solo!) per scoprire quanto il tartufo fosse già presente, nei modi più diversi, anche in altri libri, dai romanzi ai racconti, fino ad arrivare, naturalmente, alle guide gastronomiche.
E allora facciamo insieme questo viaggio indietro nel tempo, alla scoperta del tartufo in letteratura!
Il tartufo in letteratura: da Petrarca a Molière
E se parliamo di letteratura, il primo nome che si incontra e che riporta alla ribalta i profumi e la nobiltà del tartufo è proprio quello di una pietra miliare della letteratura: stiamo parlando di Francesco Petrarca, che già nel IX sonetto delle sue Rime dedica proprio un passo a parlare del tartufo: “E non pur quel che s’apre a noi di fore/ le rive e i colli di fioretti adorna/ ma dentro, dove giammai non s’aggiorna/ gravida fa di sé il terrestre umore; onde tal frutto e simile si colga…”.
Un frutto così ricco di personalità e misterioso, che diventa addirittura… un nome proprio di persona, nell’opera teatrale di Molière “Tartufo (o Tartuffo) o l’Impostore” (1664).
Tartufo, nella commedia di Molière, è un personaggio scaltro e affascinante, in grado di raggirare e manipolare il suo benefattore Orgone. Ma dietro questa facciata si nasconde l’attacco al perbenismo religioso del tempo, dietro il quale nascondere le proprie malefatte e i propri peccati: il tema della truffa, quindi. Del resto, in francese antico, il termine “tartuffe” indicava sia il tartufo che una persona disonesta.
Che si tratti di una coincidenza? Che Molière abbia usato questo termine per caso? Non lo sappiamo. Una coincidenza curiosa l’uso del termine “tartuffe”, al giorno d’oggi, se si pensa alle truffe del tartufo a cui questo prelibato e raro frutto della terra è soggetto. Ma quello che sappiamo per certo è che “Tartufo” ha influenzato anche gli scritti di altri autori. Come Carlo Goldoni, che ammette di essersi ispirato proprio al “Tartufo” di Molière per il suo “Molière” o Stendhal: in “Il rosso e il nero”, infatti, il protagonista Julien Sorel si identifica più volte proprio con il personaggio molieriano di Tartufo.
Il tartufo nei libri: da Fogazzaro a Dumas padre
Descrive invece un vero e proprio pranzo tra curati, marchesi e nobili, in cui spiccano tartufi bianchi e neri come ingredienti principali, Antonio Fogazzaro, nel suo “Piccolo mondo antico” (1895).
“Tartufi bianchi, francolini e vin di Ghemme”: già all’inizio del romanzo si citano i tartufi bianchi, considerati un frutto della terra molto prelibato; ma a fine capitolo, ecco vedere citati anche i tartufi neri: “Volevo solo dirle” fece il curatone, coprendo il suo trionfo in modo da lasciarlo e non farlo vedere “che ci sono i tartufi bianchi”.
“Direi che qui non mancano neppure i tartufi neri” osservò il marchese pigiando un poco sulle due ultime parole”.
Un pranzo di classe quindi, nel quale un alimento pregiato come il tartufo non può mancare. E non manca neanche nel “Grande dizionario di cucina” di Alexandre Dumas padre: famoso autore de “Il conte di Montecristo” e de “I tre moschettieri”, ma altrettanto famoso buongustaio, Dumas padre citò il tartufo nel suo dizionario (uscito postumo nel 1873): “È stato chiesto agli uomini più colti di spiegare la natura di questo tubero, ma dopo duemila anni di discussioni e ragionamenti, la risposta è sempre la stessa: non lo sappiamo. La domanda è stata rivolta ai tartufi, che hanno risposto semplicemente: mangiateci e ringraziate il Signore”.
Tartufo e letteratura: la zona delle Langhe
Una posizione deliziosamente ironica ma chiara, quella di Dumas padre, riguardo alla prelibatezza dei tartufi, frutti rari e misteriosi, tipici della zona delle Langhe, in Piemonte (ma non solo).
Una zona tra vigne, colline e mondo rurale descritta con precisione molti anni dopo da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, il primo nativo di Cuneo, il secondo di Alba: ma entrambi appartenenti al mondo delle Langhe, che ritorna nelle rispettive opere “La luna e i falò” e “I ventitré giorni della città di Alba”, in cui si trova il re di tutti i tartufi: il Tartufo Bianco Pregiato.
Ed è una zona che ritorna e di cui parla anche Mario Soldati, regista, sceneggiatore, giornalista e autore televisivo, nel suo reportage enogastronomico “Viaggio nella Valle del Po – alla ricerca dei cibi genuini”, del 1953.
Un viaggio che fa da apripista per tutte le trasmissioni attuali in cui si va a scoprire territori e cibi tipici. Nel suo viaggio Soldati si sofferma sul cibo: dai peperoni di Carmagnola alla bagna càuda, dalle carni del cuneese alle trote del Monviso, per poi arrivare a lui, il tartufo, ingrediente principe di letteratura e cucina, in grado di arricchire fondute, piatti di tagliatelle o tagliolini, prelibati risotti, uova al tegamino e frittate.
Il tartufo nei libri: Joanne Harris
Il tartufo, che in letteratura diventa anche un’eredità: quella lasciata a Framboise Dartigen dalla madre, nel libro “Cinque quarti d’arancia” di Joanne Harris (2003).
“Quando mia madre morì, lascio la fattoria a mio fratello Cassis, il patrimonio in cantina a mia sorella Reine-Claude, e a me, la minore, il suo album e un vaso da due litri con un unico tartufo nero del Périgord, grande come una palla da tennis, sospeso in olio di girasole che, una volta stappato, emana ancora il ricco profumo dell’umida terra del bosco”.
Un romanzo, quello della Harris, in cui i profumi delle ricette materne si intrecciano con i ricordi di un passato lontano.
Da Petrarca, dunque, passando per le opere di Dumas Padre, Fogazzaro, Soldati, il tartufo è anche un protagonista della letteratura, oltre che un ingrediente principe in cucina, arrivando a noi fin dal Trecento con i suoi profumi e conservando la sua personalità misteriosa e affascinante, in grado di incantare i palati di tutto il mondo. Potete iniziare a scoprire le fragranze di questo fungo pregiato curiosando nel nostro shop online: troverete una grandissima varietà di prodotti da provare, adatti a ogni palato.
Dunque, diamo ragione a Dumas padre: mangiamo i tartufi e ringraziamo il Signore per questo delizioso frutto della terra, che ancora oggi stupisce con il suo straordinario gusto!